Carlo Salamano (1891-1969) pilota e collaudatore FIAT
Articolo pubblicato il 07-04-2018
In occasione della nostra Assemblea annuale, il Dott. Flavio Quaranta ha svolto una relazione sulla figura di Carlo Salamano del quale non esiste una biografia e che viene generalmente ricordato solo per la sua attività di pilota automobilistico della Fiat, culminata con la vittoria nel primo G.P. d’Europa della storia (1923). Il dott. Quaranta da anni compie ricerche sulle origini dello Stato sociale in Italia, con “escursioni” nel campo della storia dell’arte e storia dello sport.
Questo è un breve sunto della sua relazione.
La foto nel frontespizio raffigura Carlo Salamano alla vigilia Gran Premio dell’Automobile Club di Francia a Tours svoltosi il 29 giugno 1923. Il meccanico a bordo è Ferretti. (Foto “Gallica”. BNF)
Carlo Salamano fu uno dei protagonisti dell’automobilismo italiano, prima in qualità di pilota, successivamente come collaudatore. Era nato a Vercelli il 3 gennaio 1891 e aveva tre fratelli e tre sorelle. Il padre Andrea, trasferitosi a Torino, gestiva una piccola fabbrica di candele steariche, la madre Erminia Gallina era casalinga.
Conseguita la licenza tecnica, Salamano nutrì subito interesse per la meccanica e l’automobile in particolare, tanto che entrò presto, nel 1905, come semplice operaio in una delle tante fabbriche automobilistiche presenti allora a Torino, l’Aquila Italiana. Notato nel 1907 da Vincenzo Lancia, allora corridore numero uno della Fiat, fu da lui prescelto come apprendista meccanico.Chiamato alle armi nel 1911, Salamano fu assegnato alle truppe coloniali. L’Esercito, che da poco aveva costituito una Brigata automobilisti, come specialità del Genio ferrovieri, lo portò in Africa ma non in Libia – come lui pensava – bensì in Somalia, ove fu il primo a guidare un’automobile fino al Giuba. Rimase con le truppe coloniali quasi due anni, accrescendo notevolmente la sua esperienza di guida su quei terreni difficili.
Il 26 gennaio 1914 fu assunto come meccanico alla Fiat, cui divenne il collaudatore più apprezzato dal capo reparto, Alessandro Cagno, ma non ebbe modo di rimanerci a lungo. L’anno seguente, infatti,con l’entrata in guerra dell’Italia, dovette partire per il fronte dove fu assegnato al Genio automobilistico. Terminato il conflitto, nel 1919 Carlo Salamano fece ritorno alla Fiat ed ebbe modo di collaudare il primo trattore agricolo prodotto dalla casa torinese, il mod. 702, con il quale partecipò anche a molti concorsi internazionali e prove dimostrative. Analoghe mansioni svolse per quanto riguardava altri veicoli civili e militari prodotti dalla Fiat in quel periodo, dalle vetture da passeggio ai carri armati.
Vigilia del G.P. Vetturette, Monza 3 settembre 1922. La foto ufficiale di Carlo Salamano e di Ferretti sulla Fiat 803/403 da 1500cc. (Foto Collezione A.S.)
Col ritorno della Fiat alle competizioni sportive dopo la pausa bellica, Salamano si specializzò come pilota del reparto corse della casa torinese. L’esordio avvenne in una giornata storica, l’inaugurazione della pista di Monza, il 3 settembre 1922, con la disputa del Gran Premio vetturette da un litro e mezzo. Le Fiat si piazzarono ai primi quattro posti e Salamano fu quarto.
Monza, 3 settembre 1922, G.P. Vetturette. Salamano insegue la Chiribiri di Mauro Ramassotto. (Foto “Gallica”. BNF).
La consacrazione per Salamano avvenne l’anno successivo. Per un guasto meccanico sulla sua Fiat munita di compressore, prima vettura da Gran Premio sovralimentata della Formula internazionale, mancò di un soffio la vittoria nel Gran Premio di Francia del 2 luglio 1923 a Tours quando, dopo i ritiri dei compagni di squadra Bordino e Giaccone, precedeva– a cinquanta chilometri dall’arrivo – di oltre dieci minuti il secondo, l’inglese Segrave, che poi avrebbe vinto, su Sunbeam.Dopo aver coperto 750 degli 800 km della corsa, fu costretto a ritirarsi per carenza di benzina, cui non fu estraneo un problema al compressore.
Tours, 29 giugno 1923. Un passaggio di Salamano in velocità sulla Fiat 805/405 Grand Prix sovralimentata durant il GP de l’ACF. (Foto “Gallica”. BNF)
La vittoria che diede maggior prestigio a Salamano fu quella ottenuta a Monza il 9 settembre 1923, nel primo Gran Premio d’Europa della storia e terzo d’Italia, su Fiat mod. 805, numero 14.Salamano percorse gli 80 giri del circuito, lungo 10 km, per un totale di 800 km, in poco più di cinque ore. Il trionfo di Salamano a Monza emozionò tutta Italia, basti leggere i principali quotidiani del tempo, dalla Stampa al Corriere della Sera, dalla Gazzetta del Popolo alla Gazzetta dello Sport. Il trionfo Fiat fu visto come quello dell’industria italiana a confronto con l’industria straniera, in particolare quella americana.
Monza, 9 settembre 1923. Salamano (a destra) con Giuseppe Campari prima del vittorioso Gran Premio di Europa e d’Italia. (Foto Coll. A.S.)
Dopo aver conosciuto la gloria della vittoria ed essersi elevato al rango di pilota mondiale, il campione vercellese rinunciò a seguire una carriera che si annunciava ricca di prospettive, per restare fedele alla ditta in cui era entrato poco più che ventenne e che gli aveva aperto le porte di un mondo prestigioso. Così quando la Fiat si ritirerà dai Gran Premi, Salamano rimase sempre con la casa automobilistica torinese e ritornò in officina riprendendo con l’autorità nuova che gli derivava dal prestigio acquisito, il suo antico amore di sperimentatore di prototipi, partecipando alla messa a punto di tutte le vetture di quel tempo.
La foto ufficiale di Carlo Salamano e di Ferretti sulla Fiat 805/405 da due litri vittoriosa al Gran Premio d’Europa e d’Italia svoltosi a Monza il 9 settembre 1923 . (Foto Collezione A.S.)
La penultima gara documentata cui partecipò Salamano fu la Coppa delle Venezie, corsa di regolarità veloce che si tenne dal 26 al 28 luglio 1930 e che toccò le più importanti città del Veneto, Friuli e Trentino-Alto Adige, dove con la sua Fiat 525 SS si piazzò al quarto posto (vedi Nota(*)). Dirà tempo dopo: “Non posso ricordare tutte le gare alle quali presi parte in quegli anni, quelle che vinsi e quelle in cui venni battuto; non riesco nemmeno a ricordare gli incidenti nei quali fui coinvolto e quelli in cui perdettero la vita tanti miei compagni. La vita del corridore è vertiginosa: richiede l’impegno di tutte le energie e richiede una illimitata quantità di fortuna. Arrivare in fondo alla carriera ed essere vivi è già un grande risultato”.
Salamano partecipò alla messa a punto di tutte le vetture di quel tempo, dalla 509 alla 520, dalla 508 alla 500, dalla 1100 alla 1400 e via via a quelle che seguiranno, come le Fiat 1800, 1500 e 850. Fu probabilmente l’ultimo dei collaudatori tradizionali, vale a dire quelli in cui si affidava l’intero ciclo di prove su strada di ogni nuovo modello in preparazione, dal prototipo sperimentale fino al momento in cui la vettura riceveva il nullaosta per la produzione in serie. Salamano possedeva un’estrema sensibilità ed esperienza sapendo interpretare perfettamente le reazioni dell’automobile sulla strada, proprio perché conosceva come pochi i segreti del veicolo a motore. I collaudi, ovviamente, avvenivano in segreto per non far trapelare indiscrezioni sul mercato, soprattutto per non far conoscere alla concorrenza quello che si stava preparando. La macchina più interessante che Salamano riteneva di aver collaudato durante la sua lunga carriera fu il prototipo sperimentale della Fiat Turbina. Nell’aprile del 1954, sulla pista dell’aeroporto di Caselle, al termine della messa a punto, egli la presentò a tutti i giornalisti ed esperti convenuti da ogni parte del mondo. In quell’occasione Salamano fece toccare alla Fiat una velocità di circa 250 Km all’ora.
Insignito di importanti riconoscimenti, Commendatore dell’ordine della corona d’Italia, Maestro del lavoro, Medaglia d’oro al merito direttivo, Carlo Salamano morì a Torino il 19 gennaio 1969. Mi piace ricordare ciò che egli stesso disse di sé, al termine della sua vita (sua testimonianza conservata presso il Centro Documentazione del Museo dell’Automobile di Torino): “Mi si chiede ogni tanto se non sono stanco di questa vita e delle tantissime ore trascorse al volante, di giorno e di notte, su strade asfaltate, su sentieri, su piste africane, al freddo e al caldo. Rispondo di no. Strappereste un professore ai suoi libri? L’automobile è la mia vita”.
(*) Carlo Salamano partecipò in tutto a sette corse. Oltre alle quattro menzionate, vanno aggiunte: le 200 miglia di Brooklands del 1923, l’Alpenfahrt (Coppa Alpi) del 1929 e la Sassi-Superga del 1932. Tutte ovviamente al volante di vetture Fiat.
orgogliosa di aver avuto nella mia stirpe di famiglia un così prestigioso personaggio era uno zio di mio padre Mario Salamano e io figlia Evelina Salamano sono molto fiera è bello sentire parlare bene della tua famiglia.