Giotto Bizzarrini (6/6/1926-13/5/2023)
Articolo pubblicato il 17-05-2023
Pubblichiamo un ricordo dell’Ing. Giotto Bizzarrini, che ci ha appena lasciati, inviatoci dal consocio Pier Mario Meletti Cavallari
Giotto Bizzarrini l’ho incontrato solo negli ultimi di anni della sua attività produttiva ma, dai suoi racconti e dalla frequentazione delle persone a lui vicine, ho la sensazione di conoscerlo da sempre.
I momenti belli della sua vita (le corse, la pragmatica soluzione dei problemi tecnici, la realizzazione e collaudo dei prototipi), ora che è scomparso, mi passano davanti agli occhi insieme a quelli più bui (i problemi economici e di gestione, l’incomprensione delle soluzioni proposte, l’inaffidabilità di alcuni partner).
Ventitrè anni fa, appassionato di auto e motori mi affacciai al piccolo capannone in zona industriale di Rosignano Marittimo (non lontano da Quercianella, frazione di Livorno, dove Giotto era nato e vissuto). Qui, sotto l’insegna di Scuderia Bizzarrini, egli continuava l’attività di consulenza e costruzione prototipi, coadiuvato dalla moglie Rosanna e dal figlio Pietro.
Ero un po’ preoccupato dalle notizie che circolavano su di lui: persona difficile e scontrosa. Fortunatamente la mia qualifica di produttore di vino, con cui mi presentai, mi valse una accoglienza simpatica e di lì iniziò una frequentazione ed una serie di racconti di prima mano che mi spalancarono un mondo incredibile che fino ad allora avevo solo sfiorato.
Come in diversi episodi di un film Giotto mi raccontò i duri tempi di guerra, la gavetta all’Alfa con le prime esperienze di collaudatore con Sanesi, il passaggio alla Ferrari e la figura del Commendatore, il lavoro per rendere guidabile da un comune mortale una Ferrari, gli incontri con personalità e teste coronate cui consegnava le vetture di Maranello, l’avventura della Papera (GTO), la “congiura di palazzo”, la vicenda ASA, le consulenze Autostar (Breadvan, ISO Rivolta), le baruffe con Lamborghini e, finalmente, la “sua” Bizzarrini 5300 .
Potrei continuare con la P538, autentica auto da corsa in versione stradale, la 1900 GT Europa, la piccola Bizzarrini, poi il progetto sfortunato AMX per General Motors, la Picchio prototipo, i veicoli ibridi.
La vera passione di Giotto erano le corse; delle numerose sue fotografie, tutti gli scatti ai box sui diversi circuiti mostrano un Bizzarrini sorridente, appagato… felice!
Mi confessò che la sua prima ambizione sarebbe stata diventare pilota ma la frequentazione di Fangio e Moss gli fece capire che doveva rimanere un pilota collaudatore: raggiungere quei livelli gli era precluso.
Certamente considerava le corse un necessario trampolino di lancio per l’affermazione di un marchio; purtroppo la mancanza di messa a punto delle vetture, derivata da limiti di budget, portò solo a successi sporadici pur avendo le vetture dimostrato enorme potenziale.
I soldi rappresentavano quasi sempre un problema; spesso i trasferimenti sui campi di gara (per esempio Le Mans) erano fatti con le vetture iscritte, non con bisarche bensì su strada, mandando avanti un furgone con meccanici e ricambi.
L’ingegno di Giotto ha dato ampie dimostrazioni di poter attenuare questo problema adottando soluzioni semplici ed efficaci; ad esempio l’adozione su diverse vetture del grosso 8V Chevrolet, reperibile sul mercato a prezzi convenienti, che rivisto nell’alimentazione e distribuzione, otteneva potenze simili ai 12 cilindri progettati e realizzati appositamente. La leggera differenza veniva compensata da riduzione di peso e da un accurato studio dell’aerodinamica: per primo studiò ed applicò efficacemente le teorie di Kamm sugli effetti della coda tronca.
Un altro esempio è stata la realizzazione di una galleria del vento, necessaria per la verifica delle sue applicazioni aerodinamiche: un grosso ventilatore insuffla aria in un tunnel ed i carichi aerodinamici sono misurati da 3 stadere (quelle per pesare le damigiane del vino o i sacchi di frumento!) attraverso lunghe leve collegate al modellino; tutto funziona perfettamente. Mi disse anche, con una certa soddisfazione, che vennero anche tecnici Ferrari per consigli di messa a punto della loro galleria.
La semplicità e l’ingegno si accompagnavano ad una visione innovativa dell’automobile: già negli anni Settanta si interessò a sistemi antibloccaggio delle ruote; nel 1997 invece, in collaborazione con l’Università La Sapienza, realizzò un prototipo di auto ibrida e nel 2009 una supercar P538 Hybrid Eco con l’ingegner Martellucci.
Giotto ha sempre guardato avanti, le cose fatte in passato da lui o da altri non lo interessavano.
Nei primi anni duemila insieme ad alcuni amici fondammo un club, il “Garage del Tempo” a Cecina e, volendo farci conoscere, convinsi Giotto a partecipare con un suo prototipo, insieme ad altre nostre vetture, alla Fiera Auto d’Epoca di Padova. Arrivato si guardò intorno, circondato da auto prestigiose ma datate, mi disse: “Ero convinto di venire ad una esposizione di vini, io in mezzo a queste anticaglie non ci voglio stare!” e tanto fece che mi toccò convincere la direzione a farlo uscire con armi e bagagli il giorno seguente.
Nel breve tempo che stette sullo stand, si sparse la voce della sua presenza e fu una processione di persone adoranti che lo fece infuriare ulteriormente.
Questo episodio sottolinea l’altro aspetto del suo carattere: l’assoluta modestia, Giotto non era interessato ad alcun complimento, anzi era quasi infastidito. Il suo compenso era un lavoro ben fatto.
Certamente apprezzò il conferimento della Laurea Magistrale honoris causa in Design, conferitagli dall’Università di Firenze nel 2012, attorniato da amici e dai suoi vecchi dipendenti; fu la sua ultima apparizione in pubblico.
Bizzarrini aveva un rapporto speciale con chi aveva lavorato con lui ed era ricambiato da una devozione ed un affetto sorprendente; più di uno, quando fu estromesso da Maranello, lo seguì a Livorno, licenziandosi dalla Ferrari e tornando in famiglia nel fine settimana.
La vita di Bizzarrini è stata molto ricca e dinamica, ma abbastanza complicata e non certo favorita dal suo carattere poco accomodante. Un ruolo importante lo ha giocato sua moglie Rosanna, che con personalità e coraggio ha condiviso le sue molte vicissitudini non negandosi, specie negli ultimi tempi, a lavori manuali.
Per non dimenticare Giotto e le sue opere il Garage del Tempo di Cecina, che si onora di averlo dal primo giorno tra i suoi Soci, organizzò nel 2009 il Bizzarrini Day, una giornata in suo onore con appassionati provenienti da tutta Italia e nel 2010, in collaborazione con la Fondazione Hermann Geiger la mostra “Bizzarrini e Lampredi, livornesi, due storie dell’auto italiana”.
Ora è in uscita il libro “Bizzarrini, l’ultimo costruttore romantico” scritto da Davide Buzzonetti, Ed. Artioli 1899, a cui abbiamo dato impulso e collaborazione e che pensiamo rappresenti un doveroso omaggio, purtroppo postumo, al genio di Giotto. Per non dimenticare.
Piermario Meletti Cavallari 14 maggio 2023