LUCIANO GREGGIO
Articolo pubblicato il 12-08-2020
Ci troviamo a ripetere, con mille e una ragione, che questo 2020 è un anno orribile fra gli orribili, e tristi conferme si susseguono l’una all’altra con una frequenza inquietante, che ci ferisce più di quella che abbiamo in mente come «normale». Giovedì 30 luglio, a 86 anni, ci ha lasciato improvvisamente Luciano Greggio, collega, amico e socio di alto profilo dell’AISA.
Nato a Milano il 14 marzo 1934, dopo la laurea in Scienze Economiche alla Università Bocconi entrò come redattore a «Quattroruote», che a pochi anni dalla fondazione era già la pubblicazione leader della stampa motoristica. Nel 1988 ebbe l’incarico di coordinare i primi passi della neonata «Ruoteclassiche», che poi lasciò per andare a dirigere «AM», rivista mensile da lui ideata per l’editore Giorgio Mondadori e subito affermatasi fra tante per la sua inconfondibile eleganza di stile. Anni dopo accettò la sfida ed assunse la responsabilità di imprese editoriali (a Madrid prima e poi ad Atene) per conto di due grandi gruppi europei. Rientrato in Italia, fu dapprima a fianco di Romano Artioli (Bugatti) e di Franco Mantegazza (Idea Institute) approdando infine alla Giorgio Nada in qualità di direttore editoriale.
La sua produzione bibliografica è imponente e quasi tutta edita in diverse lingue. Esordì con «Le locomotive a vapore», Arnoldo Mondadori (1972), ripubblicato fino al 1981. Per Nada firmò poi «Leggendarie Alfa Romeo» (1992); «Alfa Romeo Mythos» (1993); «Fantastic Alfa Romeo« (1996); «Ferrari 1947-2007» (con Leonardo Acerbi) 2007.
Le sue due opere più significative videro la luce nel 2002 e costituiscono pur sempre autentici titoli di riferimento storico: «Bertone 90 anni: 1912-2002» e «Abarth. L’uomo e le macchine».
Fino agli ultimi giorni della sua vita, inoltre, curò la collana di grande successo «Masterpieces of Style» – tradotta in inglese, francese, tedesco – che si accrebbe di un nuovo titolo ogni anno: «Touring» (2017); «Zagato», con A.M. Seno, (2017); «Pininfarina» (2018); «Vignale» (2019); «Giugiaro» (2019); «Bertone» (2020).
Da non dimenticare, infine, sempre per la Giorgio Nada, numerose sue traduzioni dall’inglese, francese e tedesco di volumi storici di automobilismo e motociclismo.
Ho avuto modo di lavorare con lui e per lui, e rammento ancora con ammirazione la vastità e la profondità del suo sapere nonché l’attenzione estrema applicata al lavoro e alla sua inesauribile revisione. Tuttavia il ricordo più vivo che serbo di Luciano è il suo tratto gentile, l’imprinting della buona educazione che, in un contesto quale quello delle redazioni (perlomeno dei miei, dei nostri tempi) non poteva non colpire. Tutti, chi più chi meno, si alzava la voce, si imprecava, convinti che questo fosse inevitabile o comunque pienamente giustificato dalla nervosa concitazione del nostro mestieraccio. Lui no. Non gli ho mai sentito uscir di bocca una parola men che corretta, mai perdere l’aplomb del signore che era.
Gianni Cancellieri
Luciano Greggio e Giorgio Nada sorridenti nell’immagine in evidenza. I nostri soci portati via nell’ Annus Horribilis.