JANET GUTHRIE, per la Giornata delle Donne
Articolo pubblicato il 08-03-2020
Anche l’AISA vuole, a suo modo, celebrare la giornata dedicata alle donne. E lo fa ricordando che l’altro ieri 7 marzo, era il compleanno di Janet Guthrie, la prima donna pilota a prendere parte, nel 1977, alla 500 Miglia di Indianapolis, di Donatella Biffignandi.
Nata nel 1938 nell’Iowa, aveva preso la patente a 17 anni. E dopo essersi laureata in ingegneria all’Università del Michigan nel 1960, lavorò sei anni nel settore Ricerca e Sviluppo di una società aeronautica. In quel periodo divenne una delle quattro donne selezionate dalla Nasa per entrare a far parte del programma astronautico; anche se dovette rinunciarvi perché le mancava un dottorato. Cominciò ad appassionarsi al mondo delle corse automobilistiche nel 1962, e dall’anno successivo gareggiò regolarmente, utilizzando una Jaguar XK140. Per parecchi anni colse crescenti successi nelle gare del circuito dello Sports Car Club of America. Dal 1966 al 1971 fece parte di una scuderia interamente femminile. Negli anni Settanta si dedicò alle corse “stock-car”, diventando nel 1976 la prima donna a gareggiare in una competizione Nascar (National Association for Stock Car Auto Racing) Winston Cup. Ne disputò 33 in quattro stagioni. Essendo riuscita a superare le qualificazioni per la 500 Miglia di Indianapolis, il 29 maggio 1977 il suo debutto sensazionale: dovette però ritirarsi al 27° giro per noie meccaniche; la sua macchina, in quell’occasione, era una Lightning 76 1/Offenhauser TC iscritta da Rolla Vollstedt, un bolide da 300 km orari.
La cosa divertente fu che la sua qualificazione, un evento mai visto e mai immaginato, suscitò nei giorni immediatamente precedenti la gara un mare di problemi. Per esempio: come dare la partenza, che finora era sempre avvenuta al semplice comando di “Gentlemen, start your engines”? Stavolta, non erano tutti “gentlemen”, e la squadra di Janet Guthrie voleva assolutamente che fosse rimarcato. La discussione fu talmente vivace che i direttori di Indianapolis decisero (ma non lo dissero prima, per evitare qualsiasi tipo di polemiche) una formula inedita. Che fu “In company with the first lady ever to qualify at Indianapolis, gentlemen, start your engines!”
Nel 1978 invece terminò al nono posto, nonostante guidasse con un polso rotto (giocando a tennis due giorni prima in un evento di beneficienza). Corse ad Indianapolis anche nel 1979 ma fu di nuovo fermata da problemi meccanici.
Nel 2005 uscì la sua autobiografia “Janet Guthrie: A Life at Full Throttle”. Fa parte della International Women’s Sports Hall of Fame dal 1980 e della International Motorsports Hall of Fame dal 2006; nel 2019 infine, è stata inserita nella Automotive Hall of Fame, quinta donna in assoluto. Tra l’altro, è la stata la stessa sessione in cui è stato inserito anche Sergio Marchionne.
Non dimenticò mai le sue difficoltà a muoversi in un mondo così tradizionalmente maschile (e spesso molto ostile). Firmò nel 2011 una petizione a sostegno del diritto delle donne a guidare in Arabia Saudita, proponendo addirittura al re saudita Abdullah di organizzare un Grand Premio interamente femminile. In una trasmissione del maggio scorso, sulla sua carriera, ebbe a dire: “You can go back to antiquity to find women doing extraordinary things, but their history is forgotten. Or denied to have ever existed. So women keep reinventing the wheel. Women have always done these things, and they always will”.