Ricordo di Enrico Portalupi.
Articolo pubblicato il 13-11-2017
Il 6 novembre scorso è mancato Enrico Portalupi, che fu uno dei primi soci di AISA e sempre lo è stato da allora, mostrando una passione incondizionata per l’automobile, dal punto di vista tecnico, sportivo e di costume. Nato nel 1921 e appartenendo a una famiglia che già allora possedeva un’automobile, aveva ricordi di quell’epoca quasi ancora pionieristica, quando superare un passo montano o fare un viaggio di alcune centinaia di chilometri era un’impresa che si scolpiva nella memoria.
Aveva ereditato dal padre un’azienda produttrice di arredi e attrezzature per persone con disabilità o problemi fisici. Il catalogo comprendeva anche carrozzelle, oltre a tanti altri dispositivi; nulla di direttamente connesso all’automobile, ma alcuni temi tecnici erano non dissimili.
La sua passione per l’automobile era radicata nell’esperienza personale, nata da bambino, non acquisita durante la vita per chissà quali circostanze, come accade a non pochi di coloro che si interessano di storia dell’automobile e del motorismo. Era vicenda vissuta, prima che ricerca storica, che pure Enrico Portalupi ha realizzato riguardo sia all’automobile sia alla sua città, Milano, alla quale era molto legato, tanto da documentare la vita di alcuni suoi quartieri, raccogliendo testimonianze e documenti dei generi più diversi. Lo ha fatto con un gusto per il passato e per la vita di allora che rende vivaci e attraenti i risultati delle sue ricerche.
È stato uno dei soci più ricchi di proposte per l’AISA. Nel 1992 tenne una conferenza sulla “Pubblicità auto sui quotidiani: 1919-1940” avvalendosi della sua ampia collezione di materiali d’epoca, raccolti con grande dedizione. Più volte propose di realizzare un “Bollettino AISA”, che non ritenemmo di essere in grado di pubblicare, per l’impegno sistematico che avrebbe richiesto. Scrisse due opere, una – “Nonna patente” – basata sui suoi ricordi di un automobilismo di cui oggi si ha poca memoria, perché i testimoni sono ormai molto rari. L’altra, il “Glossario arcaico motoristico”, con la quale riportava alla luce e spiegava termini diventati desueti, utilizzando anche immagini d’epoca, estratti da pubblicazioni, varie fonti documentarie. Un’opera variegata, ricca di informazioni, di episodi e di aneddoti, non solo di dati e spiegazioni tecniche, un’opera “vissuta”, non solo “compilata”, com’era nel suo modo di essere. Un’opera che, nella sua idea, avrebbe dovuto essere la base di ulteriori ricerche e approfondimenti da pare di altri soci AISA, allo scopo di rendere più vivace l’Associazione, di animare il dibattito tra i soci.
La vita associativa era un obiettivo primario di Enrico Portalupi, che non intendeva l’AISA solo come fonte di iniziative rivolte a porre in luce e a valorizzare momenti della storia del motorismo, ma anche, forse soprattutto, come luogo di dibattito, confronto, condivisione di ricordi, esperienze, conoscenze. Questo suo tratto umano lo ha fatto molto apprezzare, perché era la sostanza del suo modo di essere, al di là dei singoli episodi nei quali si manifestava e che a volte potevano suscitare perplessità in chi non avesse compreso lo spirito con il quale le sue proposte venivano avanzate.
L’appassionato entusiasmo di Enrico Portalupi rimane nel ricordo di chi l’ha conosciuto e testimoniava un’epoca nella quale l’automobile era innanzitutto un oggetto di sogno, desiderio, fantasia, gli aspetti che trasformano la realtà in immaginazione e, a volte, in mito, dal quale si è soggiogati e si trae piacere, in qualsiasi forma lo si viva.